a cura di Enza Carotenuto

Tutti hanno diritto all’educazione fisica allo sport e alla ricreazione. Tale diritto deve essere assicurato dall’inserimento dell’educazione fisica teorica e pratica e dello sport nei programmi di studio del sistema didattico nazionale oltre che dall’ampiezza dell’istruzione e dall’abbondanza dei mezzi a disposizione della comunità per favorire la pratica generalizzata degli sport e della ricreazione. Viva lo sport!

Questo l’appello che è apparso su di una delle torri più alte del Centro Direzionale di Napoli nel maggio 2019, poco prima che il giovane street artist Jorit Agoch completasse il maxi murales raffigurante cinque atleti campani, i cui volti hanno dato il benvenuto in città agli sportivi provenienti da tutto il mondo in occasione delle Universiadi.

Lo sport come componente essenziale per lo sviluppo sociale e culturale di tutti i giovani e come superamento di ogni forma di disuguaglianza.
Lo sport di tutti, nessuno escluso!

La Carta europea dello Sport approvata dalla Conferenza dei ministri dello sport del Consiglio d’ Europa a Rodi nel maggio del 1992 all’art. 2 comma 1 definisce lo sport come: “(…) qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.

E’ dovere delle Istituzioni Pubbliche a tutti i livelli – nazionale, regionale e locale – garantire le condizioni per la pratica dello sport di tutti i cittadini e per la vita e le attività delle organizzazioni sportive.
La Carta internazionale per l’educazione fisica, l’attività fisica e lo sport adottata nel 1978 e aggiornata nel 2015, colloca espressamente l’attività fisica tra i diritti umani fondamentali, introduce principi universali quali la parità di genere, la non-discriminazione e l’inclusione sociale nello sport e attraverso lo sport. Essa ha lo scopo di porre lo sviluppo dell’educazione fisica e dello sport al servizio del progresso umano, di favorire il loro sviluppo ed esortare i governi, le organizzazioni non governative competenti, gli educatori, le famiglie e gli individui stessi ad ispirarvisi, a diffonderla ed a metterla in pratica.

Nel documento si legge che la pratica dell’educazione fisica, dell’attività fisica e dello sport è un diritto fondamentale per tutti. La libertà di sviluppare le potenzialità e il benessere fisico, psicologico, sociale attraverso queste attività deve essere supportata da tutte le istituzioni governative, sportive ed educative.

Lo sport come anello di congiunzione tra diritto alla salute e diritto sociale. L’impegno dei soggetti pubblici si traduce dunque nell’obbligo di garantire le condizioni di benessere psico fisico dell’individuo indipendentemente dalle sue condizioni economiche.
In quest’ottica appare significativo il progetto Sport di tutti, un programma sociale ed educativo promosso dal Ministero per le Politiche Giovanili e lo Sport e realizzato dalla società Sport e salute in collaborazione con gli Organismi Sportivi. Lo scopo del programma è promuovere attraverso la pratica sportiva, stili di vita sani tra tutte le fasce della popolazione, al fine di migliorare le condizioni di salute e benessere di tutti gli individui

Lo sport come diritto a vocazione ”globale” entro l’orizzonte del principio di uguaglianza, come linguaggio universale, come superamento di barriere e diversità, come luogo dove i giovani di ogni livello e condizione sociale possono “mettersi in gioco”. Espressione questa, tanto cara a Papa Francesco che in più occasioni ha esortato i giovani a mettersi in gioco nella vita come nello sport dando il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre.

Lo sport nel suo valore educativo e formativo, come scuola di vita insomma. Si perché la vita è fatta di sfide e ogni giorno si può vincere e si può perdere ma la sconfitta non è mai definitiva e alla fine ci si valorizza e ci si scopre migliori di quanto si immagina.

E allora vale la pena mettersi alla prova dando voce alle proprie emozioni, a volte carichi di aspettative, altre volte con la consapevolezza che forse non si riceverà nulla in cambio, ma che semplicemente, è arrivato il momento di tapparsi il naso e di fare il tuffo.