a cura di Loredana Alfiero

Quante cose sono accadute, quante se ne sono dette. L’Italia colpita dal virus, l’Italia in quarantena, l’Italia di paura, ‘chissà se ce la caveremo’, ce lo siamo chiesto tutti, ‘ si, no, forse, perché poi noi non siamo mica la Cina’  eh no, certo non siamo la Cina, purtroppo … e  per fortuna. 

Eppure ne stiamo uscendo, con quanta fatica e con quali sacrifici lo sappiamo bene tutti, chi più, chi meno. Siamo stati bravi, abbiamo reagito bene, eppure qualcosa è andato storto.

Troppe polemiche tra un’Italia e l’altra, troppi avvoltoi che aspettavano di volare sui cadaveri per dire ‘l’avevo detto io’.’ L’avevo detto io’ è una frase che proprio non sopporto.

Tutti pronti a dire ‘si poteva fare meglio’.

Beh, questa non era una gara, non era la sfida a chi faceva meno morti, a chi aveva gli ospedali e i medici migliori, a chi aveva il governatore più simpatico, a chi rispettava meglio le regole, questa era una guerra, dove non c’era posto per il Garibaldi o il Cavour di turno.

Molti lo hanno capito, molti, ma non tutti. 

Io sono meridionale, lo è tutta la mia famiglia da sempre, ma ho vissuto per un po’ al nord, in una città bellissima, ero sola, con due bambine piccole e una battaglia da vincere e l’ho vinta, un po’ di tempo fa. 

L’ho vinta anche grazie a tante mani tese, mani del nord, l’ho vinta grazie ai loro sorrisi e alla signora del nord del mio pianerottolo che mi aiutava ad entrare nell’ascensore col passeggino e le borse, che mi sorrideva tutte le mattine e tutte le mattine  mi chiedeva se avevo bisogno di qualcosa. Ebbene sì, succede anche al nord.

C’è un’Italia che vince e non è l’Italia che ai talk show si riempie la bocca di conti da fare e da pagare, quelli del nostro maledetto retaggio storico.

No. È l’Italia che in Sicilia ha accolto, curato e supportato  Ettore e Marco, cittadini bergamaschi in  gravi condizioni causa coronavirus, è l’Italia che dalla Bergamo martoriata ha ringraziato e risposto  con tablet e pc donati agli studenti di una scuola siciliana per la DAD.

L’Italia che vince è questa inconfondibile catena che ci vuole uniti, nonostante i pregiudizi e i luoghi comuni.