a cura di Enza Carotenuto

Molte volte abbiamo avvertito il bisogno di fare un passo indietro e prenderci una pausa dallo sbattere la faccia contro questioni come famiglia, lavoro, appuntamenti e obblighi sociali. Messa così può far comodo persino la quarantena, intesa come una sospensione dagli affanni quotidiani, un breve periodo in cui poter staccare da tutto ciò che ci stressa.

Ebbene, passano i giorni e il periodo comincia ad essere non più tanto breve. Il confinamento nelle mura domestiche si prolunga e al trentacinquesimo giorno di quarantena arriva la Pasqua di resurrezione, mai come quest’anno tanto attesa da tutti , credenti e non. La pasqua come ritorno alle nostre vite sospese, come il momento di ripartire da lì dove eravamo rimasti. Niente da fare, l’ipotesi di uscita dal lockdown viene prorogata a maggio, il mese dedicato alla Madonna, il mese della fioritura e della massima espressione della primavera. Allora stringiamo i denti, facciamo ancora penitenza, seguiamo le regole imposte accettando la misura più efficace di contenimento del contagio, quella della riduzione della socialità. Non lo facciamo a cuor leggero, si avverte sempre di più l’esigenza di muoversi, di andare, di tornare, di spostarsi da un posto all’altro senza specifiche ragioni di necessità o di urgenza, senza dar conto ma solo per il gusto di godere dei nostri posti e di incontrare la nostra gente.

Ci si sente in gabbia, e per noi cittadini del XXI secolo, circondati da diritti e da ampie tutele democratiche, non è facile accettare le limitazioni sempre più stringenti.

In questo tempo gli studiosi del diritto dibattono sulla necessità di un bilanciamento tra misure restrittive e libertà fondamentali dell’individuo, sottolineando che il diritto alla salute costituisce un diritto fondamentale e indispensabile presupposto per il godimento di tutti gli altri diritti costituzionalmente protetti. La salute rappresenta non solo un diritto primario dell’individuo ma anche un interesse preminente della collettività e di fronte al pericolo di essere travolti da un virus invisibile il diritto alla salute prevale sulle altre libertà garantite dalla Costituzione. Pertanto, affermano gli studiosi, che in una situazione drammatica quale quella della pandemia, occorre considerare il principio dell’imposizione di doveri solidaristici che spingono il singolo ad uscire da una posizione di difesa egoistica dei propri interessi, per assumere un ruolo di membro responsabile della salute e vita collettiva.

Dunque tutto sommato questo confinamento , potrà tornarci utile per ripartire non da dove ci siamo fermati, ma portandoci un po’ più avanti, avendo riscoperto il dovere di solidarietà e il valore di essere comunità . A comprendere che i nostri interessi passano in secondo piano perché diventa importante il bene degli altri e della comunità a cui si appartiene, che è necessario acquisire consapevolezza che sarà un mondo più complesso anche nelle cose più semplici, ma non siamo un popolo sprovveduto, sappiamo adattarci accettando la realtà e tirando fuori il coraggio di cambiare.

Intanto , il tempo è vicino, e come i due innamorati descritti nella nota canzone partenopea che dopo essersi allontanati promettono di rincontrarsi a maggio nei posti del loro amore, noi programmiamo i nostri incontri, che non siano più assembramenti ma semplici incontri , nei nostri luoghi, quelli dove siamo stati bene, sempre a maggio.