a cura dell’ Avv. Enza Carotenuto

Ho letto da qualche parte che il miglior modo per comprendere le esigenze dei bambini è ricordarsi di quando si era bambino. Certo quando ero piccola io non esistevano gli smartphone, i tablet, i social network e le chat. Ci chiamavamo al citofono, ci incontravamo al parco giochi, giocavamo a nascondino, a acchiapparello e a un due tre stella. Non avevamo la minima idea di quali fossero le cose giuste per noi, i nostri diritti, cosa ci fosse veramente dovuto, sapevamo solo che avevamo bisogno di vivere la nostra infanzia immaginando che domani saremmo “diventati” qualcosa.

Lo scorso 20 novembre si è celebrata la giornata mondiale dei diritti dei bambini, in occasione dei trent’anni dall’adozione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

La convenzione, adottata il 20 novembre del 1989 e ratificata in Italia nel maggio 1991, è stata definita come una delle più importanti conquiste del diritto internazionale negli ultimi anni del Novecento, perchè riconosce tutti i bambini del mondo come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

Nell’occasione numerose sono state le manifestazioni celebratesi in tutto il mondo e su tutto il territorio nazionale. Tutti i telegiornali hanno trasmesso servizi in diretta dalle varie manifestazioni promosse anche a livello regionale e gli inviati interpellavano i bambini partecipanti agli eventi. Uno di loro ha risposto al giornalista nel modo meno convenzionale possibile dicendo: “difendo il mio diritto di essere un bambino” ; semplice, pulito, innocente e disarmante come solo un bambino sa essere. Il modo migliore per ricordare a tutti quelli che troppo spesso non si ricordano, che un bambino è soltanto un bambino e in quanto tale deve essere tutelato e protetto ogni giorno affinchè anche lui possa immaginare di “diventare”.

Parole tanto semplici quanto spiazzanti, perché da quando siamo diventati grandi, quasi adulti e tante volte un po’ formali, facciamo fatica a ricordarci quello che eravamo e i concetti autentici espressi in modo altrettanto autentico ci sorprendono. E allora, quando tutto manca, ci basta ripensare ad uno dei più celebri aforismi di Dante nella divina commedia : “ tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”